
Ne parliamo con l’AD di Ilm Group, Dott. Antonio Molteni.
Da quali esigenze specifiche è nata la realtà di ILM?
ILM è lo sbocco naturale della mia lunga esperienza istituzionale come responsabile degli affari legali nei due principali filoni di sviluppo della regolazione economico-sociale nell’ordinamento nazionale, Mercato Finanziario e Mercato Energetico-Ambientale. Sono state entrambe esperienze radicate nelle fasi fondative di questi sistemi, quindi con impegno e responsabilità dirette a creare una nuova forma di ordinamento dell’economia con funzioni di normazione, adjudication qualificate da contenuti e modalità operative del tutto peculiari.
La regolazione, il regolatore, non sono una sovrastruttura, ma una endostruttura. Il regolatore è un co-imprenditore che affianca direttamente gli operatori economici con la responsabilità di adottare le decisioni che servano ad indirizzarne la gestione a coerenza con gli interessi generali. Questa logica è stata massimamente stressata nella configurazione dell’assetto della regolazione del mercato borsistico dove la normazione operativa, di diretta incidenza nel day by day management, naturalmente inquadrata nella cornice definita dalle autorità amministrative indipendenti (Consob, Banca d’Italia) era intestata ad un regolatore molto peculiare, nel cui board sedevano sia rappresentanti istituzionali – Consob, Banca d’Italia, Ministero dell’economia – sia rappresentanti delle imprese operanti nel mercato (banche, SIM, fiduciarie etc.). Si tratta, senza scendere in dettagli eccessivi, di un contesto operativo sempre più centrale nell’assetto dell’ordinamento dell’economia dati i settori via via ad esso riportati e qualificato da esigenze di supporto professionale alle imprese del tutto innovative espresse dalle peculiarità di questo nuovo sistema, esigenze che ancora oggi non trovano un’offerta diffusa e qualificata nel mercato nazionale. ILM nasce con l’obiettivo di creare una practice professionale di riferimento, di eccellenza in questo specifico ambito operativo.
Cosa significano cultura e innovazione ne concreto della realtà di ILM?
Il nostro obiettivo è quello di sviluppare i servizi e gli apporti nuovi che sono richiesti in un ambiente operativo del tutto innovativo. La struttura professionale deve fungere da cinghia di trasmissione tra regolatore e regolati per creare una piattaforma dove vengano meno rischi e costi di una gestione incardinata su modalità e culture istituzionali e professionali sviluppatesi nel contesto ordinario dell’ordinamento dell’economia. Per fare questo, bisogna creare nuove forme di apporto e di interazione attingendo a tutta la strumentazione, anche tecnologica, che oggi si ha a disposizione. Non a caso una linea di attività centrale nel nostro modello di business è lo sviluppo di sistemi digitali di audit sfruttando le architetture blockchain: sono prospettive di cui tanto si parla, ma che si fatica a vedere tradotte in strumenti operativi effettivi, concreti, almeno nel nostro ambito operativo. Noi, anche in questo caso, abbiamo già una beta autorizzata dal regolatore ambientale e pronta per essere applicata al settore dei servizi idrici integrati.
Sul vostro sito web presentate servizi innovativi, ma si trovano anche notizie utili per chi lavora nel settore regolato. Qual è l’idea che sta dietro a questo portale? Chi sono i vostri interlocutori?
L’idea è stata quella di non costruire il solito sito-vetrina di promozione commerciale generica della società, ma di creare un hub, una piattaforma che sia espressiva del ruolo pivotale che ILM è riuscita a ritagliarsi in questo settore nuovo e ne faccia anche una sorta di influencer attraverso contenuti, approfondimenti, spunti attraverso i quali creare una comunità di utenti e interessati. Quindi ci rivolgiamo non solo agli attuali e potenziali clienti, ma anche a istituzioni, studiosi, strutture professionali, chiunque abbia interesse a focalizzare un segmento che rappresenta una delle frontiere di sviluppo del sistema paese con le maggiori potenzialità di impatto.
Chi sono le personalità che compongono il gruppo di lavoro?
Il nucleo principale di risorse doveva avere le caratteristiche necessarie, oggi ancora rare sul mercato, per poter operare nel playground che abbiamo scelto. Multidisciplinarietà, quindi economisti, ingegneri, giuristi accomunati da esperienze con alto profilo di responsabilità e minima profondità storica in strutture di regolazione. Quando dico minima profondità storica, per esperienza diretta, so che la soglia di passaggio da un’esperienza non qualificante ad un percorso che crei la necessaria sensibilità, capacità di lettura e reazione sulle tematiche regolatorie non è inferiore a 5-6 anni. Il nostro gruppo base, da questo punto di vista, con riferimento ai settori di nostro diretto e primario impegno, è uno dei pochi operativi nel mercato nazionale. Questo significa anche, in termini positivi e non di basso lobbysmo italiota, capacità di interlocuzione con le strutture amministrative di riferimento nelle quali io e i miei colleghi siamo cresciuti condividendo percorsi impegnativi e sfidanti.
Quali sono i progetti per il futuro?
Il progetto è già stato indicato prima. Vogliamo consolidare la nostra posizione pivotale nel settore in cui operiamo contribuendo a farne capire l’importanza. Avendo aperto la strada e avendo contribuito a provocare importanti assumptions del regolatore del settore energetico-ambientale, vogliamo fare il massimo sforzo di messa a punto e proposta di nuovi pacchetti che progressivamente possano creare una vera e propria nuova piattaforma di interazione tra regolatore e regolati. Al centro dell’attenzione in questa fase è la linea digitale con la quale si possono garantire gli impatti più significativi in termini di miglioramento delle performance della regolazione e delle conseguenti condizioni operative per le imprese. Il pacchetto digitale/analogico che stiamo proponendo al settore idrico rappresenta uno strumento fondamentale per impieghi quali, in primo luogo, la gestione dei procedimenti per l’ammissione ai finanziamenti statali ed europei dei piani di sviluppo e per l’erogazione dei fondi una volta verificata l’efficienza nella gestione dei processi e le performance additive effettivamente garantite dagli interventi. Se riusciremo a ripetere l’esperienza fatta con il primo pacchetto analogico applicato alla separazione funzionale per il settore energetico, potremmo consolidare strumenti con potenzialità di impatto su tematiche sistemiche quali la soluzione degli storici problemi che impediscono all’Italia di poter utilizzare i finanziamenti disponibili per il settore economico e sociale.